Frignani Lorenzo Liutaio Interview 1 Background
Scopri un’intervista con Lorenzo Frignani in italiano. Questa intervista è disponibile anche in francese e inglese
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Mi sono avvicinato alla musica studiando seriamente la chitarra classica. Successivamente il violino.
Avevo circa quindici anni. Non ero a conoscenza della liuteria, l’ho scoperta casualmente accompagnando una mia amica dal suo “liutaio”. E’ nata subito una grande curiosità nei confronti della liuteria che però si è trasformata in una attività professionale a tempo pieno dopo alcuni anni.
Prima ho fatto qualche anno di esperienza in una multinazionale di elettronica informatica lavorando sui computer da calcolo.
Parliamo di fine anni ’70 inizio anni ’80. Nel 1982 ho iniziato a frequentare una scuola di liuteria a Gubbio per tre anni con il M° Guerriero Spataffi. Poi sono rientrato a casa ed ho iniziato a frequentare privatamente un famoso liutaio bolognese di nome Otello Bignami e a lavorare per conto mio.
La prima esperienza di liuteria mi ha permesso di sperimentare sia sul fronte degli strumenti a pizzico che ad arco.
Poi con Bignami ho approfondito la mia esperienza sullo stile della scuola bolognese per la costruzione degli strumenti ad arco.
Ma ho sempre continuato a costruire sia chitarre che violini.
Mi occupo da sempre della costruzione ma anche del restauro e della manutenzione sia degli strumenti a pizzico che degli strumenti ad arco.
Potrà sembrare strano seguire entrambe le cose, in particolare ai nostri giorni nei quali tutto è estremamente specializzato. Ma questa duplicità di interesse mi ha molto arricchito nella visione “aperta” di entramnbe le famiglie di strumenti. E’ l’aspetto culturale che mi intriga e che ogni volta mi porta ad approfondire aspetti solo apparentemente distanti.
Violini e chitarre hanno molto in comune e in entrambi i casi si ambisce nella costruzione ad una qualità funzionale molto alta e nel restauro al recupero più conservativo e nel rispetto della lettura delle caratteristiche degli autori del passato
Il restauro ha una visione molto diversa dalla costruzione.
Diverso perchè il restauro punta a “dematerializzare” lo strumento musicale proprio per poterne restaurare le parti.
Nella costruzione assembliamo le parti in un ordine inverso…
Cambiano completamente le tecniche di approccio e di conseguenza le attrezzature.
Poi esiste il restauro conservativo, ampiamente spiegato nelle convenzioni stipulate nella “carta del restauro”, che si impegna a salvaguardare tutte le possibili caratteristiche originarie dello strumento musicale, indipendentemente dal suo recupero funzionale. E’ ampiamente utilizzata dai Musei e da tutti gli organismi conservativi istituzionali.
Poi c’è il restauro “libero”, generalmente affidato a professionisti del settore…e qui si apre un ampio dibattito…
Lo studio e l’approfondimento con gli strumenti storici mi è stato molto utile per comprendere il loro processo evolutivo.
Il rapporto tra esecutore e costruttore, la richiesta di uno strumento che rappresentasse l’estetica sonora del suo tempo.
C’è stato un tempo in cui era richiesto un suono delicato ed espressivo. Un altro tempo in cui si cercava uno strumento potente e reattivo.
Oggi cerchiamo di mettere insieme tutti questi elementi, anche se alcuni di essi sono apparentemente opposti.
Lo strumento musicale,comunque, resta uno “strumento di espressione”. È importante che sia equilibrato, ben bilanciato acusticamente, in modo da lasciare libertà di espressione all’esecutore e al repertorio che si sta eseguendo.
Negli strumenti a pizzico, in particolare la chitarra, questo non è un compito facile da risolvere. Il suo equilibrio è complicato. Combinare lunghe corde di diverse sezioni e materiali diversi in un risultato sonoro equilibrato non è facile.
Per quanto riguarda gli strumenti ad arco, la scuola della tradizione italiana dal 1500 ad oggi è stata sicuramente la base di ispirazione per tutti.
Dalla fine del 1600, nella seconda epoca d’oro cremonese (prima quella bresciana), gli strumenti ad arco avevano raggiunto l’apice sotto ogni punto di vista.
Ancor oggi costruiamo con le stesse caratteristiche tecniche e stilistiche.
Per le chitarre è molto diverso. Possiamo considerare continui cambiamenti ogni 50 anni.
Il periodo barocco, classico romantico e contemporaneo ha prodotto molti cambiamenti e modifiche.
La chitarra attuale si materializza nelle forme e nei metodi costruttivi a metà del 1800 e Antonio de Torres Jurado è considerato il suo padrino, assieme ai Panormo ed a Vicente Arias.
Non saranno gli unici a plasmare e perfezionare la chitarra classica con le forme attuali, ma la congiunzione di compositori e chitarristi spagnoli dalla fine dell’800 e l’inizio del ‘900 lascerà un segno forte sulle caratteristiche della chitarra moderna.
I maggiori progressi riguardano il seguito dell’evoluzione delle corde, le meccaniche di accordatura ed i sistemi di architettura interna che condizionano sia la tenuta strutturale alla deformazione indotta dalla tensione di trazione delle corde, che la generazione del tipo di “struttura armonica” del suono generato.
Sono stati introdotti anche materiali costruttivi di nuova generazione che hanno trasformato le tradizionali strutture lignee in qualcosa di ibrido.
Nomex, carbonio, latex bracing, sandwich stratificato di balsa, sono alcuni dei tentativi di “modificare” la meccanica tradizionale della chitarra sia in termini di resistenza che di resilienza.Come al solito si è molto approfondito l’aspetto tecnico. Se osserviamo da vicino le chitarre “storiche “ più blasonate, sono piene di imperfezioni. Ma la visione generale del progetto costruttivo è sempre chiarissima, in un misto di sapere ancestrale sempre legato alla tradizione, anche nelle sue trasformazioni
Cosa abbiamo trascurato o perso nel tempo ad oggi? Forse un approccio più spontaneo con la musica ed i suoi strumenti, magari meno virtuosismo e più umanità renderebbero l’ascolto più gradevole.
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